6 Lug 2025, Dom

GATTA CI COVA

gatta

scene Salvo Manciagli
costumi dello Storico Teatro “Angelo Musco”
regia Antonello Capodici

TRAMA – Campagna siciliana, un anno qualunque, tra gli inizi del Novecento e la Seconda Guerra Mondiale. Padron Isidoro è una specie di Candido volterriano, al quale il padre ha lasciato in eredità una ricca masseria ed acri di fertilissima terra. Un’ abbondanza quasi biblica, che Egli amministra, cura, amplifica, asseconda con una familiarità ed una sapienza totali. Ma sulla quale ha però, e da tempo, messo pure gli occhi l’avida e cattiva sorellastra ‘Ntonia : spietata nel percorrere le vie del cavillo legale e nell’uso indiscriminato della Legge, al fine di raggiungere lo scopo e scacciare Isidoro. L’esito della “giustizia” sembra scontato, se di traverso non si mettesse la Divina Provvidenza, nelle sembianze della povera Vanna, ragazzotta ingenua, incinta di un fidanzato morto accidentalmente.

NOTE – Cavallo di battaglia dei più grandi interpreti del Novecento (primo fra tutti Angelo Musco) ecco una sorprendente rilettura della ormai “proverbiale” vicenda dell’ingenuo Patron Isidoro e della – di lui – terribile sorellastra Antonia : la vicenda ingarbugliata di una donazione (in vero più estorta che spontanea) come miccia di una pirotecnica girandola di fragorose risate, ma anche di piccoli guai e grandi miserie. Non solo materiali. Anche questa produzione insegue l’obbligo del rinnovamento, com’è naturale per qualsiasi classico teatrale. Ritrova, nelle idee nuove del tempo presente e nella bravura dei giovani attori, una leggerezza e una grazia che, nelle varie interpretazioni più o meno storiche, si era cristallizzata nella maniera. Una sorta di contenitore di “gags” estemporanee, sempre più distante dalla profonda ed intelligente ironia del testo originario.
Eduardo Saitta ne fa, oggi, il racconto poeticissimo di una sconfitta, ma anche di una possibile rivincita. Muove, nella fantasia dello spazio scenico, il suo proprio corpo e quello più vasto della Compagnia, in una bizzarra epifania della menzogna e della verità. Il “suo” Isidoro parla con la campagna e con gli animali, con in vivi e con i morti; si confonde, si smarrisce: tratteggia in maniera soave l’immagine di un “Forrest Gump” ante litteram; “naif” ma autentico; comicissimo ma senza l’inganno del ridicolo. Bella interpretazione di un protagonista, affetto – si direbbe oggi – da un disagio cognitivo.
Fa molto ridere e molto commuovere. Delle disgrazie e delle fatiche del vivere quotidiano. Nella cornice, minimale e senza riferimenti filologici, che la regia suggerisce per inscrivervi lo spettacolo, vivono e si muovono, i personaggi – in fondo senza tempo – di una storia emblematica. Una proposta teatrale che sorprende mentre diverte ed emoziona.
ANTONELLO CAPODICI